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Identità digitale

Identità digitale: il Decreto di settembre che mette in crisi Spid

L’identità digitale è la chiave per entrare nei servizi online della pubblica amministrazione con una credenziale unica in grado di identificare con certezza il cittadino.

I tre sistemi di identità digitale

Così come nel mondo analogico ci sono diversi documenti per dimostrare la propria identità (carta di identità, passaporto, patente di guida, eccetera), anche nel modo digitale esistono diversi strumenti di identità quali il Sistema pubblico di identità digitale (Spid), la Carta d’identità elettronica (Cie) e la Carta nazionale dei servizi (Cns). L’identificazione online attraverso questi tre dispositivi, secondo l’articolo 65 del Codice dell’amministrazione digitale (Decreto legislativo 07/09/2005, n. 82), garantisce al cittadino che qualunque istanza o dichiarazione presenti online sia equivalente alla consegna di documenti cartacei sottoscritti con firma autografa.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha, tra i suoi obiettivi, quello di diffondere l’identità digitale al 70% della popolazione entro il 2026.

La Carta nazionale dei servizi

Dalla loro istituzione i tre sistemi di identità digitale hanno vissuto momenti di successo altalenanti. Fin dagli inizi degli anni duemila il più diffuso strumento di identità digitale è stata la Cns, anche grazie ai progetti per la diffusione di una sua versione regionale: la famosa carta regionale dei servizi (Crs) in alcuni territori (come per esempio la Lombardia) ha avuto una fortissima diffusione poiché utilizzata da principio anche come tessera sanitaria e finanziata all’interno di importanti bandi regionali. Nel tempo le Crs sono state sostituite dalla Tessera sanitaria nazionale, che è anch’essa una Cns. Il successo della Cns da qualche anno si è affievolito, complici il processo non semplice per l’ottenimento del Pin, la necessità di avere un dispositivo fisico per la lettura della carta e la recentissima crisi della componentistica che ha indotto la produzione di Tessere sanitarie prive di chip.

Il Sistema pubblico di identità digitale

SPID, previsto dal Codice dell’amministrazione digitale (art. 64) e attivo dal 2016, è gestito dall’Agenzia per l’Italia digitale (AgId) in coordinamento con il Dipartimento per la trasformazione digitale. Spid ha l’obiettivo di essere il punto di accesso semplice, sicuro e protetto a tutti i servizi pubblici online e dei privati aderenti al sistema da qualsiasi dispositivo: computer, tablet e smartphone.

L’identità Spid può essere ottenuta dai cittadini in possesso di un documento di identità italiano e del codice fiscale in corso di validità, di una mail e di un numero di telefono cellulare. Il rilascio delle credenziali Spid è gestito dagli identity provider autorizzati da AgId attraverso alcune procedure che non sempre si sono rilevate semplici, soprattutto dove ci sono condizioni di fragilità legate a situazioni di divario digitale (ne sono un esempio le difficoltà che in questo momento stanno riscontrando gli oltre 5,2 milioni di italiani residenti all’estero).

A ogni modo, la relativa semplicità per ottenere Spid riscontrata da una buona fetta dei cittadini italiani e il venir meno della necessità di avere dispositivi di lettura, ha permesso di distribuire questo strumenti di identità digitale in questo momento a circa 32milioni di cittadini italiani maggiorenni.

La Carta di identità elettronica

Accanto a Spid, negli ultimi tre anni la CIE, definita dal Decreto del ministero dell’Interno 23/12/2015, sta aumentando rapidamente la sua diffusione. Per accedere ai servizi online è necessario avere la Cie e il relativo Pin, un codice composto da 8 numeri, i primi 4 consegnati all’atto della richiesta e i restanti consegnati con la carta all’indirizzo indicato in fase di richiesta.

Contrariamente a Spid, attualmente usare la Cie impone di avere un dispositivo per la lettura della carta fisica, oppure un telefono cellulare dotato di tecnologia Nfc e di installare l’app CieId.

Da settembre 2019 i cittadini italiani possono accedere con Spid e Cie ai servizi online di 23 Stati membri aderenti al nodo italiano “Login with eIdas”, resi disponibili grazie all’interoperabilità europea delle identità digitali.

Il Decreto legge “Semplificazioni”

L’impulso alla diffusione di Spid e Cie è stato dato dal Decreto semplificazioni (Decreto legge 16/07/2020, 76), che ha previsto a partire dal 30/07/2021 l’utilizzo obbligatorio dell’identità digitale per l’accesso ai servizi pubblici digitali erogati dalle amministrazioni locali e centrali e dalle diverse agenzie nazionali.

La sorpresa di settembre

In modo inaspettato e non previsto, l’8 settembre 2022, il ministero dell’Interno ha emanato un decreto, di concerto con il ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale e il ministro dell’Economia e delle finanze sulle nuove modalità d’impiego della carta d’identità elettronica.

Il Decreto definisce le modalità d’impiego e di gestione dell’identità digitale associata alla Cie (CieId) e i dati personali, di contatto e altre informazioni utili alla fruizione dei servizi in rete da parte dei cittadini.

Il nuovo sistema CieId, che sarà realizzato dall’Istituto Poligrafico e zecca dello Stato, sarà integrato con l’anagrafe della popolazione residente (Anpr) per verificare la situazione del cittadino e permetterà di configurare e di gestire l’identità digitale attraverso un portale dedicato (www.cartaidentita.it). L’accesso tramite la CieId ai servizi erogati in rete sarà possibile mediante un sistema informatico, denominato CieId server, reso disponibile in rete dal ministero dell’Interno e che gestirà anche l’identità digitale dei minorenni.

Con questo decreto la Cie diventerà completamente equivalente a Spid: la carta di identità sarà uno strumento digitale più semplice con il quale il cittadino potrà accedere ai servizi in rete erogati dalle pubbliche amministrazioni e dai privati senza la necessità di inserirla in un lettore, oppure appoggiarla al dispositivo Nfc, ma sarà sufficiente avere l’app e il Pin.

Come per Spid l’identità digitale CieId sarà regolata attraverso tre livelli di autenticazione informatica, 1, 2 e 3, corrispondenti a normale, significativo ed elevato. La Cie manterrà inoltre la funzionalità di firma elettronica avanzata (Fea).

Gli interessi in gioco

Se è vero che l’identità digitale Cieid sarà analoga o addirittura più semplice di Spid, occorre però avviare una seria riflessione sugli impatti che il Decreto di settembre avrà sulla rete di soggetti che fino a questo momento hanno investito nella diffusione dell’identità Spid, contribuendo al suo straordinario successo.

  • Gli identity provider hanno investito nella creazione delle procedure necessarie al rilascio e alla gestione dell’identità digitale. Tra questi anche Poste Italia spa, controllata dalla Cassa depositi e prestiti e dal Ministero dell’Economia e delle finanze, che gestisce oltre l’80% delle identità digitali Spid a oggi distribuite.
  • Gli enti locali hanno speso risorse pubbliche per adeguare i loro sistemi informativi all’identità digitale Spid, anche attraverso gli ingenti finanziamenti governativi attualmente aperti sul Pnrr (Avviso misura 1.4.4 “Estensione dell’utilizzo delle piattaforme nazionali di identità digitale – Spid Cie”).
  • Le società private dell’information technology hanno sostenuto e hanno tutt’ora in corso importanti investimenti nello sviluppo delle proprie piattaforme per l’erogazione di servizi online in modo coerente con il Sistema pubblico di identità digitale.
  • Le pubbliche amministrazioni hanno avviato importanti progetti per la diffusione di Spid: il volontariato digitale, la realizzazione di progetti finanziati con le misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la sperimentazione di Spid ai minori, eccetera.
  • I Consolati e le organizzazioni no profit che stanno avviando progetti di inclusione per superare il digital divide dei cittadini iscritti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) rispetto alle problematiche che riscontrano per ottenere Spid fuori dai confini italiani.
  • I cittadini ai quali, soprattutto durante tutto il periodo pandemico, era stato detto che Spid era lo strumento di identità digitale privilegiato per dialogare con la pubblica amministrazione.

Il Decreto del ministero dell’Interno rappresenta quindi una vera sorpresa; una decisione presa senza una consultazione preventiva con agenzie, autorità, istituzioni centrali, pubblica amministrazione locale, operatori e professionisti, come in passato era avvenuto per normative che avevano un impatto analogo. Un confronto necessario anche in vista dell’integrazione dell’identità digitale con il wallet europeo, ovvero un portafoglio transnazionale in cui integrare credenziali, certificazioni, documenti, pass, metodi di pagamento, titoli di viaggio e altri attributi.

Questo provvedimento, che sarebbe stato utile qualche anno fa prima che Spid si affermasse, oggi rischia di provocare smarrimento se non danni nella rete degli stakeholder interessati nello studio, nell’applicazione e nell’utilizzo dell’identità digitale e che hanno basato le proprie strategie degli ultimi anni proprio su questo strumento, che fino a settembre pareva essere quello su cui le politiche nazionali puntavano.

Ne escono rafforzati il ministero dell’Interno e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che riportano sotto il loro controllo la gestione dell’identità digitale, ne escono indeboliti AgId e il Dipartimento per la trasformazione digitale che vedono Spid a rischio scomparsa, rimane lo smarrimento degli identity provider, degli enti locali, delle società private, dei Consolati e delle organizzazioni che a diverso titolo operavano nella promozione del Sistema pubblico di identità digitale e, soprattutto, dei cittadini.

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