Skip to content

DESI 2022: Italia diciottesima classificata su ventisette. Miglioriamo, ma c’è ancora molto da fare

In questi giorni sono stati pubblicati i risultati dell’indice DESI 2022. Si tratta di un indice (Digital Economy and Society Index) introdotto nel 2015 dalla Commissione Europea per monitorare la competitività digitale degli Stati membri attraverso la pubblicazione di relazioni annuali. È un indice composito che fornisce informazioni sullo stato di digitalizzazione sulla base di dati aggregati.

Le relazioni annuali hanno come obiettivo quello di monitorare le prestazioni digitali complessive dei paesi dell’Unione Europea e seguire i loro progressi nella competitività digitale.

L’Italia nel 2022, nonostante sia il terzo più importante sistema economico europeo, rimane in fondo alla classifica, collocandosi al diciottesimo posto su ventisette, guadagnando comunque un po’ di terreno rispetto all’anno precedente dove era al ventesimo posto.

La connettività, nonostante alcune carenze per quanto riguarda la copertura delle reti ad altissima capacità, e l’integrazione delle tecnologie digitali sono le nostre due aree forti dove ci collochiamo sopra la media Europa. In particolare, siamo i migliori nella copertura 5G delle aree urbane.

Le altre due aree monitorate dal DESI, i servizi pubblici digitali e le competenze, sono invece il nostro punto debole.

Per quanto riguarda la disponibilità di servizi pubblici digitali l’Italia ha certamente ridotto le distanze rispetto alla media europea, ma l’obiettivo di rendere disponibili online il 100% dei servizi pubblici principali per cittadini e imprese e di rendere pienamente operativo il fascicolo sanitario elettronico non è ancora stato raggiunto.

In merito alle competenze, dagli indicatori emerge come, nonostante un miglioramento del divario rispetto alla media europea, oggi oltre la metà dei cittadini italiani non possiede ancora competenze digitali di base. Anche la percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media europea e le prospettive per il futuro sembrerebbero ulteriormente indebolite, analizzando i modesti tassi di iscrizione e di laureati nel settore dell’information and communication technology.

La Commissione Europea per il nostro paese rileva che “è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nella preparazione dell’Italia in materia di competenze digitali”.

La maggior parte delle piccole e medie imprese italiane (il 60%) ha raggiunto un livello base di intensità digitale; l’utilizzo di servizi cloud, in particolare, ha registrato una considerevole crescita. La diffusione di altre tecnologie fondamentali per la competitività delle imprese, come i big data e l’intelligenza artificiale, è invece ancora limitata.

ll piano per la ripresa e la resilienza (PNRR) dell’Italia è il più importante a livello europeo: dei 191,5 miliardi di euro disponibili, il 25% circa (48 miliardi di euro) è destinato proprio alla transizione digitale.

Pertanto, per migliorare la posizione dell’Italia all’interno della classifica DESI, sarà fondamentale sia la corretta attuazione di quanto previsto dalla gare d’appalto pubbliche la realizzazione della banda fissa ultralarga e del mobile 5G nelle aree a fallimento di mercato, sia un efficace utilizzo da parte delle piccole e medie aziende dei voucher tecnologici a loro destinati.

Un altro importante banco di prova sarà la qualità dei progetti che dovranno essere realizzati all’interno dei bandi per la transizione digitale destinati alle pubbliche amministrazioni locali e alle scuole per il potenziamento dei servizi quali l’abilitazione al cloud delle piattaforme, l’esperienza del cittadino nei servizi pubblici, l’adozione della piattaforma pagoPA, l’adozione dell’app IO, l’utilizzo delle piattaforme nazionali di identità digitale SPID e CIE.

Share this

Consulta il mio sito internet per conoscermi https://www.giovannibonati.it

Torna su