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Transizione digitale, ecco il nuovo Piano triennale per l’informatica nella Pa

Giovanni Bonati e Andrea Tironi

Nascita e obiettivi

Il nuovo Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione è stato predisposto dall’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e adottato il 22/12/2022 con decreto del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale.

Il documento è stato redatto attraverso un confronto con tutti i soggetti interessati: Dipartimento per la trasformazione digitale, Ministero dell’economia e delle finanze, Dipartimento della funzione pubblica, Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa, PagoPA spa, Consip spa. Sono state inoltre acquisite le osservazioni della Commissione innovazione tecnologica e digitalizzazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) e dell’Unione delle Province d’Italia (Upi).

Il Piano triennale ha l’obiettivo di tradurre le scelte politiche in risultati tangibili, con una visione di medio-breve periodo. Come evidenziato nel corso dell’incontro promosso dagli Osservatori digital innovation della school of management del Politecnico di Milano il 10 marzo 2023, il Piano copre un orizzonte di tre anni e viene aggiornato annualmente, per trovare un compromesso tra la strategia e il monitoraggio dell’attuazione delle diverse azioni previste.

L’aggiornamento 2022-2024 recepisce in maniera più estesa i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), attraverso specifici riferimenti alla missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” e alle misure relative alla transizione digitale. Piano triennale e PNRR costituiscono, quindi, due dei tre pilastri dell’impalcatura strategica digitale italiana.

Gli indirizzi strategici

Il nuovo Piano triennale è fondato su tre indirizzi strategici, che formano la cornice di riferimento per ogni azione prevista:

  • favorire lo sviluppo di una società digitale, dove i servizi mettono al centro i cittadini e le imprese, attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione, che costituisce il motore di sviluppo per tutto la nazione
  • promuovere lo sviluppo sostenibile, etico e inclusivo, attraverso l’innovazione e la digitalizzazione al servizio delle persone, delle comunità e dei territori, nel rispetto della sostenibilità ambientale
  • contribuire alla diffusione delle nuove tecnologie digitali nel tessuto produttivo italiano, incentivando la standardizzazione, l’innovazione e la sperimentazione dei servizi pubblici

I principi guida

Sulla base dei tre indirizzi strategici, nel Piano sono individuati 11 principi guida per l’attuazione.

  • Digital & mobile first: le pubbliche amministrazioni devono realizzare servizi primariamente digitali e basati su tecnologie mobile.
  • Digital identity only: le pubbliche amministrazioni devono adottare in via esclusiva sistemi di identità digitale definiti dalla normativa per l’accesso ai propri sistemi.
  • Cloud first: le pubbliche amministrazioni adottano primariamente il paradigma cloud, tenendo conto della necessità di prevenire il rischio di lock-in (situazione di dipendenza che si verifica quando si è talmente vincolati a un cloud provider da non poterlo più sostituire senza gravi conseguenze).
  • Servizi inclusivi e accessibili: le pubbliche amministrazioni devono progettare servizi pubblici digitali che siano inclusivi e vengano incontro alle diverse esigenze delle persone e dei singoli territori.
  • Dati pubblici un bene comune: il patrimonio informativo della pubblica amministrazione è un bene fondamentale per lo sviluppo del Paese e deve essere valorizzato e reso disponibile ai cittadini e alle imprese, in forma aperta e interoperabile.
  • Interoperabile by design: i servizi pubblici devono essere progettati in modo da funzionare in modalità integrata, e senza interruzioni, in tutto il mercato unico esponendo le opportune API.
  • Sicurezza e privacy by design: i servizi digitali devono essere progettati ed erogati in modo sicuro e garantire la protezione dei dati personali.
  • User-centric, data-driven e agile: le amministrazioni sviluppano i servizi digitali prevedendo modalità agili di miglioramento continuo, partendo dall’esperienza dell’utente e basandosi sulla continua misurazione di prestazioni e utilizzo.
  • Once only: le pubbliche amministrazioni non possono chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni di cui sono già in possesso.
  • Transfrontaliero by design: le pubbliche amministrazioni devono rendere disponibili a livello transfrontaliero i servizi pubblici digitali rilevanti.
  • Codice aperto: le pubbliche amministrazioni devono prediligere l’utilizzo di software con codice aperto e, nel caso di software sviluppato per loro conto, deve essere reso disponibile il codice sorgente.

Le componenti tecnologiche

La parte preponderante, del Piano triennale, affronta gli aspetti relativi alle componenti tecnologiche che maggiormente impattano sulla transizione digitale della pubblica amministrazione: servizi, dati, piattaforme, infrastrutture, interoperabilità, sicurezza informatica.

Inoltre, sono approfondite le leve strategiche su cui investire per accelerare il processo di trasformazione digitale della pubblica amministrazione. Tra queste ci sono:

  • la qualità degli acquisti di beni e servizi, una spesa annuale di decine di miliardi di euro, che deve essere orientata con decisione verso obiettivi di modernizzazione della pubblica amministrazione e di innovazione del tessuto produttivo del Paese
  • le competenze digitali dei cittadini e delle imprese, la cui crescita avrebbe effetti strutturali sulla rapidità di diffusione dei servizi digitali del Paese

Infine, un capitolo è dedicato al governo della trasformazione digitale, nella consapevolezza che i processi in cui sono coinvolte le amministrazioni richiedono visione strategica, capacità realizzativa ed efficacia della governance. Con il Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione, nel corso degli ultimi anni, visione e metodo sono stati declinati in azioni concrete e condivise, in raccordo con le amministrazioni centrali e locali e attraverso il coinvolgimento dei responsabili della transizione digitale (RTD), che rappresentano l’interfaccia tra AgID e le Pa.

Digital wallet e identità digitale

Nel documento c’è anche un puntuale riferimento al portafoglio europeo di identità digitale (Eudi wallet).

Il Piano fa uno specifico accenno al fatto che la piattaforma app IO, lanciata nell’aprile 2020, è il nuovo riferimento per l’interazione tra servizi nazionali e cittadini, e che dovrà essere evoluta nella direzione tracciata per la creazione di un digital wallet a livello europeo. Il digital wallet dovrà racchiudere i documenti ufficiali, gli attributi anagrafici e tutto ciò che definisce l’identità digitale di un cittadino, amplificando le opportunità e i vantaggi legati all’interconnessione delle piattaforme abilitanti anche a livello sovranazionale, e permettendo al cittadino stesso, in maniera decentrata, di gestirne gli accessi.

Accanto all’accenno al portafoglio europeo di identità digitale, che rimane comunque ancora molto superficiale, si prevede un incremento dell’adozione e dell’utilizzo del Sistema pubblico di identità digitale (SPID) e della Carta d’identità elettronica (CIE) da parte delle pubbliche amministrazioni.

Il terzo pilastro

Lo stile operativo con cui è redatto il Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione è simile a quello con cui è stato scritto il Rapporto Italia digitale 2026, approvato e reso pubblico il 12 ottobre 022 dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, guidato al tempo da Vittorio Colao. Nelle 40 pagine di quest’ultimo documento sono sintetizzati i risultati conseguiti negli ultimi due anni dal “ormai dismesso” ministero della Transizione digitale (che sta proseguendo i lavori il Dipartimento per la transizione digitale), le azioni previste fino al 2026 per rispettare gli impegni presi in ambito nazionale ed europeo, e una serie di raccomandazioni per aumentare l’efficacia del coordinamento tecnologico e digitale del Paese.

Il Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione, il Rapporto Italia digitale 2026 e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) possono quindi essere considerati i tre pilastri fondamentali per guidare la transizione digitale nei prossimi anni. Il Piano triennale nei suoi aggiornamenti sarà inoltre l’unico che accompagnerà i cittadini anche dopo il PNRR, e dopo essere giunti agli obiettivi 2026, rimanendo quindi il centro della strategia di digitalizzazione per la PA.

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